L’ospitalità di lusso: com’era

Ospitalità

Il Grand Hotel dell’800 era una grande casa gentilizia dove si viveva tutti insieme per lunghi periodi. Pochi ospiti e uno stuolo di domestici. Un modello-ponte tra villeggiatura e business meeting.

1. C’era una volta…
L’hotellerie di lusso nasce più o meno all’inizio dell’ottocento sia come risposta alla necessità di spostarsi per affari indotta dalla rivoluzione industriale, che come moda d’elite sulla scia del mito romantico del viaggio. Prima di allora i viaggiatori erano per lo più pellegrini, mercanti, artisti, soldati e poco di buono, tutta gente che non aveva certo bisogno di ospitalità di lusso. Prendeva quel che c’era: osterie, locande, ostelli, conventi, dove il trattamento era tutt’altro che all’insegna del comfort e del lusso. I nobili, che un po’ viaggiavano, ma solo un po’ e soprattutto quando erano in missione diplomatica, si muovevano invece da un castello all’altro, da una dimora a una villa a un palazzo, ospiti dei loro pari. Alcuni, addirittura, in previsione di un viaggio importante, mandavano famigli in avanscoperta ad acquistare o perfino a far costruire dimore in grado di ospitare le tappe dei signori. Un altro pianeta.

Palazzo Bonagia

2. Il contenitore del lusso
Solo con l’800 nascono i primi alberghi di lusso, cioè strutture votate ad ospitare un pubblico di élite e a fornire il massimo del servizio e della qualità di vita, per quell’epoca.
Il modello abitativo era quello della dimora gentilizia privata, a cui gli alberghi si ispiravano sia come architettura che come tenore e stile di vita all’interno. Però, per quanto facessero, queste strutture non riuscivano ad eguagliare gli standard di lusso a cui i clienti erano abituati a casa loro. Infatti un’interessante differenza con l’ospitalità di lusso di oggi è che allora il cliente d’élite viveva quotidianamente in un lusso ben maggiore di quello dei migliori grand hotel, mentre oggi accade il contrario.
Gli hotel di lusso dell’800 assecondavano perciò la pretesa della loro prestigiosa clientela di ricreare il comfort di casa nell’unico modo possibile: permettendo di portare con sé il loro personale di fiducia e limitandosi a fornire un servizio piuttosto striminzito, in pratica solo la cucina. La figura del concierge, oggi così importante, nell’800 era invece un “esterno” con una funzione certo non preminente: vendeva le candele agli ospiti e pagava un canone all’albergo per esercitare tale commercio.
Il servizio a tavola, il guardaroba e l’assistenza nelle camere (oggi si direbbe il “servizio ai piani”) era assicurato dal personale degli ospiti. Nella nostra famiglia, albergatori da generazioni, ci tramandiamo il racconto di quel conte russo arrivato al Grand Hotel con 42 persone di servizio al seguito!

Lady

3. I guardaroba
Per di più gli ospiti di rango avevano corredi sterminati, bauli e bauli, che bisognava degnamente ospitare, per cui intere camere venivano destinate ai guardaroba. Il risultato era che un enorme grand hotel aveva alla fine un numero esiguo di ospiti, perché la maggior parte delle stanze era occupata dalle servitù e dai guardaroba. Ovviamente le camere non erano tutte uguali: lussuose, grandi, luminose e in facciata quelle dei signori, anguste, piccole, sul retro o nelle soffitte quelle della servitù. Solo nel 900, e soprattutto nel secondo dopoguerra, tutti i grandi alberghi hanno effettuato importanti ristrutturazioni, rendendo utilizzabili per gli ospiti i quartieri delle servitù, accorpando molte piccole stanze e creando i bagni privati. Il numero totale delle camere è crollato.
Per rendere l’idea: il nostro Grand Hotel a fine 800 ne aveva 220. Oggi ne ha solo 108, con due interi piani in più.

4. A tavola
In sala da pranzo c’era un’atmosfera molto particolare. Gli ospiti venivano convocati da un cameriere che suonava una campanella chiamando “signori, il pranzo è servito” e tutti si accomodavano all’unica grande tavola (una trentina di metri, nel salone) dove tutti consumavano le stesse pietanze, serviti però dai propri camerieri. Il sistema si chiamava (e si dice ancora, con un po’ di snob) “à table d’hôte” (a tavola dell’ospite), che vuol dire: tutti seduti alla stessa tavola, si mangia quel che c’è, come a casa. E questo era il lusso.

5. Un po’ di sociologia del lusso
Questa situazione di “comunità”, combinata con le permanenze lunghissime in albergo, a volte di mesi, favoriva le relazioni, le amicizie, gli affari e talvolta i matrimoni. In questo senso l’albergo svolgeva una notevole funzione all’interno delle dinamiche sociali dell’élite, dell’economia e della finanza. Non siamo ancora al “business meeting” di oggi, ma si può vedere chiaramente un “proto-networking”.

 

Famiglia

Soggiorni senza una scadenza, si stava finché se ne aveva voglia, con tutta la famiglia più i servitori. Ma non era una vacanza o una villeggiatura, cioè qualcosa di temporaneo come la intendiamo oggi. Era semplicemente vita. Un po’ in una residenza, un po’ in albergo, un po’ in città durante la stagione teatrale, un po’ in montagna d’estate, al fresco. Bellagio, che era viva e animata tutto l’anno (la chiamavano la piccola Versailles, e aveva ben tre teatri) d’estate era in bassa stagione, perché faceva caldo e con i vestiti dell’epoca si soffriva. L’aristocrazia scopre allora gli alberghi di lusso in montagna: il Palace e il Kulm di St. Moritz, per esempio, aprono negli anni 70 dell’800, nella stessa epoca del nostro. L’hotellerie di lusso diventa sempre più un fenomeno sociale e un punto di riferimento per la classe dirigente.

Alcuni personaggi nemmeno troppo eccentrici vivevano stabilmente in albergo (solo grand hotel di lusso, naturalmente!) senza neppure avere una casa. Da ragazzino ricordo di aver conosciuto l’ultimo dei nostri ospiti stabili, un vegliardo ricchissimo e ultra blasonato che viveva sei mesi da noi a Bellagio e sei a Milano al Palace, per seguire la stagione alla Scala e i suoi numerosissimi affari.

Giardino

6. I servizi
Toilette. Nell’800 il nostro albergo, siccome era di gran lusso, aveva ben due sale da bagno comuni nei seminterrati, servite da una caldaia a legna che provvedeva l’acqua calda. In più, chi voleva poteva farsi portare in camera il semicupio e le brocche di acqua calda. Quando si dice il lusso…
Per la toilette di tutti giorni ogni camera era dotata di lavabo in ceramica su trespolo di ferro con relativa brocca di acqua fredda. Per le emergenze c’era il pitale… in fine ceramica, s’intende! Tutto il resto si faceva nei gabinetti comuni al piano, uno per i maschi e uno per le signore. L’acqua corrente in camera (e solo in alcune) è arrivata nel nostro albergo negli anni 40, dopo la guerra.
Riscaldamento. Ogni camera degli ospiti era dotata di un caminetto che i domestici tenevano sempre acceso con carbone o legna. Nelle camerette della servitù niente. L’ala nord del nostro albergo, cioè la più fredda, era riscaldata da un avveniristico impianto centralizzato ad acqua calda con monumentali radiatori di ghisa nelle camere. Nell’ala sud pareva sufficiente un impianto ad aria calda con bocchette in ogni stanza. Temperatura media intorno ai 16-17 gradi.

7. Fu vero lusso!
Questo era il lusso fine ottocento, certo meno confortevole di quello dei nostri giorni ma molto molto più esclusivo, e forse anche più piacevole da vivere. Convivevano aspetti decisamente fastosi con altri un po’ dimessi, a volte quasi spartani, ma era lusso vero, riservato ai pochi che potevano permettersi una vita agiata e spensierata, senza alcun riguardo per quello che costava. Forse anche oggi è così nella sostanza, ma le forme… santo cielo le forme! La civiltà è fatta anche di forme.