Quando entrano in un evento, interpretariato e traduzioni diventano un fattore critico di successo. Per non fare richieste peregrine è meglio conoscere il background professionale del mondo dei servizi linguistici, infatti ..
1. Traduttore vs. interprete
Il traduttore opera solo su testi scritti (tecnici, letterari, legali, ecc.), di norma verso la propria lingua madre, mentre l’interprete traduce solo a voce. Alcuni interpreti sono anche traduttori, ma si tratta di due professioni differenti con formazione e competenze diverse. Le loro associazioni internazionali sono: FIT-IFT (traduttori) e AIIC (interpreti di conferenza).
2. Interprete di conferenza
È la professionalità più elevata dell’interpretariato, con formazione universitaria di alto livello.
L’interprete di conferenza, spesso un professionista autonomo, lavora per organizzazioni internazionali, istituzioni pubbliche, servizi diplomatici o aziende private in occasione di congressi o seminari. Può tradurre in simultanea o in consecutiva (vedi oltre).
3. Interprete di trattativa o di comunità (mediatore linguistico)
È un professionista distinto dall’interprete di conferenza. Opera presso tribunali, ospedali, commissariati o per accompagnare una delegazione. Deve avere un’ottima conoscenza delle lingue ma non una formazione complessa quanto l’interprete di conferenza.
4. Interprete consulente
È una figura di collegamento tra gli organizzatori e il team di interpreti, un interprete di conferenza che conosce a fondo il mercato ed è in grado di sopraintendere all’organizzazione tecnica del meeting suggerendo la fornitura di impianti affidabili e reclutando gli interpreti. Conosce le specializzazioni, le preferenze e le avversioni di ogni interprete e, in base alle lingue di lavoro, all’argomento e alla sede, compone il team ideale ottimizzando le spese dell’interpretazione.
5. Interpretazione simultanea
Tecnica molto diffusa perché favorisce lo svolgimento rapido dei lavori congressuali, anche quando sono coinvolte più lingue. L’interprete ascolta dall’interno di una cabina insonorizzata e traduce in tempo reale nella propria lingua di lavoro, di norma la lingua madre. Gli ascoltatori ricevono la traduzione in cuffia.
A causa del notevole stress a cui sono sottoposti, vanno previsti almeno due interpreti per lingua e per cabina, con turnazioni frequenti, generalmente ogni mezz’ora.
La simultanea è nata col processo di Norimberga, alla fine della seconda guerra mondiale, per risolvere i problemi complessi di multilinguismo del tribunale (imputati, testimoni, giudici, avvocati, giornalisti), di tempistiche e di tensione emotiva.
6. Interpretazione consecutiva
È stata a lungo l’unica possibilità di interpretazione prima che la tecnologia rendesse possibile la simultanea. Seduto vicino al relatore l’interprete prende appunti utilizzando speciali segni per fissare i concetti più che le singole parole e fornisce la traduzione quando l’oratore si interrompe.
Oggi è meno usata perché richiede tempi doppi rispetto alla simultanea, è una tecnica difficile e solo i professionisti più esperti la dominano riproducendo gli interventi fedelmente, con tutte le sfumature dell’originale. È indicata per negoziati, discorsi ufficiali o interviste. Presenta l’indubbio vantaggio di non aver bisogno di cabina né di attrezzature particolari. Può operare dovunque, anche utilizzando la stessa amplificazione del relatore. In ambito congressuale, grazie a questa sua economicità, viene utilizzata per lo più per un breve intervento di un unico relatore straniero.
7. Chuchotage (interpretazione sussurrata)
Dal francese “chuchoter” (sussurrare). Questa tecnica di interpretazione viene spesso abbinata alla consecutiva per consentire all’unico relatore straniero di seguire i lavori del convegno. L’interprete siede a fianco dell’ascoltatore e gli bisbiglia la traduzione all’orecchio. Una sorta di simultanea “ad personam”, ma spesso non è gradita a chi è seduto vicino per il fastidio del bisbiglio. Il tono di voce sussurrato è molto stancante sia per l’interprete che per l’ascoltatore.
8. Oversound (interpretazione amplificata)
È una simultanea amplificata direttamente in sala, risparmiando in tal modo sul noleggio degli auricolari. Presenta l’inconveniente di impedire a chi conosce la lingua di seguire l’originale e spesso risulta poco gradita ai relatori che non sentono la propria voce e tendono a fermarsi dopo ogni frase aspettando la fine della traduzione. Richiede un sistema audio ineccepibile e non è attuabile in tutte le sale. Se possibile meglio evitarla.
9. La “bidule” (interpretazione itinerante)
Dal francese “bidule” = aggeggio, è la valigetta delle guide turistiche che parlano in un microfono e sono ascoltate tramite auricolari da al massimo una ventina di persone. Nel nostro caso è una specie di “simultanea ambulante” con l’interprete che sta molto vicino al relatore. Durante visite aziendali, sopralluoghi in campagna o simili costituisce un’utile alternativa alla consecutiva per piccoli gruppi e brevi interventi. In ambito congressuale invece non sostituisce la simultanea.
10. Lingue attive e passive
Lingua attiva: è la lingua in cui si traduce, cioè la lingua compresa da chi ascolta.
Lingua passiva: è la lingua da cui si traduce, cioè la lingua usata da chi parla.
11. Combinazione linguistica
AIIC suddivide in tre gruppi le lingue di lavoro di ciascun interprete.
Lingua A: principale lingua attiva verso cui l’interprete lavora (di norma la lingua madre).
Lingua B: lingua attiva di cui l’interprete ha un’ottima padronanza e verso la quale traduce in determinate circostanze, pur non essendo la propria lingua madre.
Lingua C: lingua di cui l’interprete ha una comprensione perfetta e da cui traduce. Non si traduce verso una lingua C.
12. Relais & Pivot
Sistema complesso che prevede l’interpretazione indiretta della lingua parlata dall’oratore. Si usa in caso di lingue rare non conosciute da tutti gli interpreti del team. Un primo interprete (pivot=perno) traduce dall’originale verso una lingua compresa da tutti gli altri (relais=staffetta), i quali a loro volta traducono nelle rispettive lingue di arrivo.
È una soluzione che implica fatalmente un maggiore ritardo nella traduzione e comporta il rischio di moltiplicazione degli errori, da usare solo in casi estremi.