La regata velica, formazione e divertimento

Cappuccini Regata Velica

La regata velica è un evento che influenza nel profondo le persone e produce un divertimento indimenticabile.

1. Perché la regata
Una tecnica di teambuilding molto efficace e appassionante, diversa dal solito e sempre più richiesta, è la regata velica aziendale.

La sua particolarità è che contiene i due aspetti del teambuilding (divertimento e costruzione/consolidamento del team) in quantità molto, molto elevate, e quindi può essere scelta per l’uno o per l’altro scopo, o per entrambi.

Se ben gestita, la regata velica darà risultati formidabili, facendo toccare con mano che una squadra affiatata può centrare obiettivi molto ambiziosi, anche al di sopra delle aspettative e della somma delle capacità dei singoli. L’affiatamento, la disciplina, la fiducia reciproca e la determinazione fanno miracoli: questo è l’insegnamento esplicito della regata.

Cappuccini Regata Velica

La situazione ideale dove si avranno i migliori risultati formativi è l’azienda in cui si vive un clima di competitività verso l’esterno molto marcato e sentito, con obiettivi ambiziosi e forte dinamismo delle persone.

Se queste energie sono scomposte e intossicate dall’individualismo egoista prima o poi fanno nascere dei problemi, ma canalizzate in una regata velica aziendale possono dare risultati clamorosi e insegnamenti fulminanti.

La regata è poi un ottimo strumento anche per programmi di pura relazione o di incentive.

2. Comunicazione e coinvolgimento
La regata velica è un’attività complessa, che coinvolge nel profondo.

Parte da lontano, crea aspettativa, obbliga le persone a conoscersi durante i preparativi, le stimola ad apprendere cose nuove, offre ad ognuno un ruolo importante, chiede senso di responsabilità, impegna a fondo e sotto stress, produce risultati tangibili, misurabili e confrontabili.

Una buona organizzazione comincia a comunicare con i partecipanti parecchio tempo prima. 3-4 comunicazioni con cui, a più riprese, viene spiegato il programma della regata, l’abbigliamento consigliato, le previsioni meteo, i dettagli della trasferta, con un crescendo di aspettativa molto coinvolgente.

Noi inviamo anche un breve manualetto, “La vela in 3 pagine”, che è un riassunto dei termini marinari più importanti e delle nozioni veliche di base. Aiuta l’ospite ad avvicinarsi al mondo della vela, stempera l’ansia. I concetti vengono ripresi più volte e spiegati anche al briefing velico in aula. Grazie a questi passaggi, quando si arriva in barca i concetti e i termini non sono più sconosciuti … Tutti, anche gli absolute beginner, possono partecipare e regatare per davvero.

Cappuccini Regata Velica

3. Il mio equipaggio
Gli equipaggi di solito vengono formati dall’Azienda, a seconda degli scopi dell’evento.

Se, ad esempio, è un evento di relazione con i clienti, un sales o l’account farà equipaggio con i suoi clienti; se gli scopi sono formativi, le squadre saranno definite in base ai ruoli in Azienda e spesso coincideranno con i gruppi di lavoro; se l’evento è puramente di premio/incentive gli equipaggi saranno scelti magari in base alle migliori relazioni tra le persone.

Gli equipaggi sono invitati a darsi un nome, e spesso vengono scelti nomi ambiziosi come Luna Rossa o Alinghi, o storici come Enterprise, o mitologici o buffi. Una delle scelte più felici la fecero gli area manager di Perfetti chiamando le barche con i nomi dei loro prodotti: Golia, Vigorsol, Vivident, Daygum, eccetera.

A volte nasce anche un’immagine grafica: magliette, bandiere, striscioni. Sono tutte iniziative da assecondare e incoraggiare.

Cappuccini Regata Velica

La sera che precede la regata di solito c’è il briefing: viene rivisto il programma della giornata, vengono presentati gli skipper, presentate le squadre. Poi si cena con gli skipper, ognuno al tavolo col suo team.

4. Sensazioni, emozioni, esperienze
Al mattino in porto vediamo le barche: un po’ di smarrimento, eccitazione, timore, riponiamo le nostre cose sotto coperta, ci sediamo nel pozzetto e ascoltiamo le istruzioni dello skipper, il nostro leader.

Cappuccini Regata Velica

Cominciamo a vederci più chiaro, il winch non è più solo un nome o la foto di un coso rotondo, ma lo posso toccare e farlo girare, il boma lo vedo, la scotta la posso maneggiare. Dopo una ventina minuti di spiegazioni pratiche, finalmente è il momento di mollare gli ormeggi, lo skipper dà i compiti a tre di noi: molla a prua, molla a poppa! Liberi! A terra il personale recupera le cime. Si naviga!

Usciamo dal porto a motore, ma ora in mare aperto è il momento di issare le vele. Breve ripasso delle operazioni e dei compiti. Capito tutti? Dài, si fa. Per issare la randa dobbiamo metterci almeno in tre e se non ci coordiniamo ci ammazziamo di fatica e la vela non va su. Cominciamo a capire l’antifona … Anche la Rossi, che diceva di essere imbranatissima, fa il suo dovere, e ci riesce. Quel fanfarone di Bianchi si pizzica un dito con la drizza e abbassa un po’ la cresta.

Srotoliamo il fiocco e spegniamo il motore. Che silenzio, solo il fruscio dell’acqua! E … miracolo! La barca va, e va proprio dove vogliamo noi!! Impariamo a fare la virata col vento in prua, proviamo un po’ di volte, è abbastanza facile. Se sbagli non succede niente di grave, ma se la fai bene vai più forte.

Poi la strambata, ossia la virata col vento in poppa. Qui è più difficile e se qualcuno sbaglia (non io o tu, chiunque) succede un casino. In campana ragazzi, tutti concentrati, si stramba.

Cappuccini Regata Velica

Facciamo il giro dei ruoli, ognuno li prova tutti poi decidiamo chi farà cosa in regata. Nessuno ha un ruolo di diritto, scegliamo sulle capacità per ottenere il miglior risultato. C’è lavoro per tutti.

Continuiamo ad allenarci e ad ogni virata e strambata miglioriamo un po’. Ci sentiamo già lupi di mare!

5. L’adrenalina sale
Intanto hanno preparato il campo di regata, le boe sono in acqua. Lo skipper ci spiega perché hanno quelle posizioni, ci fa vedere la linea immaginaria di partenza, ci obbliga a usare la fantasia per decidere le nostre mosse e prevedere quelle degli avversari. What if? Esercizio istruttivo.

In regata non si scherza più, dice lo skipper, tutti concentrati sui vostri ruoli, niente cazzeggi, niente polemiche, se uno sbaglia aiutatelo a rimediare. Niente iniziative personali. Questo è il metodo per vincere, e forse non basta: se gli altri sono più bravi vincono loro. Quindi mettiamocela tutta.

Parte il count down dei 10 minuti alla partenza: ok ragazzi, fuori gli artigli.

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Le barche si avvicinano, si incrociano, si sfiorano, gli skipper gridano “acqua!” per chiedere la precedenza. Andiamo bene, ma un’altra barca si sta avvicinando da poppa, ci ha ingaggiato. Abbiamo la precedenza ma se si avvicina ancora un po’ chiederà acqua e dovremo dargliela. Sono le regole. Il timoniere chiede velocità … cazza randa, cazza fiocco a ferro, la barca si inclina un po’ di più e accelera. Che sensazione di potenza! Il timoniere stringe il vento … non mollare, non mollare … pensiamo tutti insieme, all’unisono. Ci stiamo prendendo gusto. Facciamo il tifo per noi.

5 secondi ragazzi, occhio…3, 2, 1 Via! La prua è perfetta sulla linea. Siamo in regata.

6. Il sapore della responsabilità
Guardo il mio winch: ne sono responsabile io, lui non gira da solo, sono io (nessun altro) che devo azionarlo, io che decido l’attimo in cui mollare la scotta in virata, e se sono sottovento decido io quando cazzare, sono io che devo fare tutto alla massima velocità, e stare attento che la scotta non si incattivi, sennò sono guai grossi. Gli altri si fidano di me e si aspettano che faccia tutto alla perfezione, non “quasi” perfetto. Perfetto. Perché loro devono fare quello che viene dopo. Guardano me.

“Pronti a virare”, urla il timoniere (si comunica forte e chiaro). Pronto! pronto! pronto! risponde ognuno.

“Viro!” (comunicare per condividere). Ognuno sa quello che deve fare. A seconda del vento che c’è, mollo la mia scotta un istante prima o un istante dopo, per aiutare la virata, ma senza esagerare sennò finiamo troppo sottovento. Devo valutare, prevedere, decidere, eseguire. In frazioni di secondo. E’ bello. Ho la bocca secca.

7. Sentirsi campioni
La regata prosegue e termina allo spasimo. Lo stress si allenta. Se vinciamo è perché siamo stati i più bravi e meritiamo i complimenti. Se non vinciamo abbiamo capito il perché, e abbiamo capito come avremmo dovuto fare. Se ci sarà una prossima volta non ci caschiamo più. Abbiamo imparato a imparare.

Nessuno ha perso. Perde solo chi si ritira perché non ha i maroni per tenere duro, e non vuole riconoscere di avere sbagliato. Come nella vita. Arriviamo in porto “stanchi ma felici”. Con qualche dolorino, magari un po’ acciaccati. E’ così quando si combatte col cuore, nessuno ci bada. Ma il bello è come vedi adesso i tuoi colleghi. Ti sembrano persone diverse. Eri salito in barca con dei quasi-estranei (qualche avversario?), scendi a terra con degli amici.

Cappuccini Regata Velica

Abbiamo capito che siamo un gruppo fantastico, una forza bestiale! Se vogliamo e ci impegniamo possiamo mangiarci il mondo. Per stasera ci accontentiamo di una pizza. Regatare mette appetito.