La creatività siamo noi

La creatività siamo noi

Creatività è una parola magica che va bene un po’ per tutto. Un docente e ricercatore ci aiuta a capire: è un “dono di pochi” o una “capacità di tutti”?

1. Cosa è la creatività?
“Le idee, se sono allo stato puro, sono un meraviglioso casino: apparizioni provvisorie di infinito”. Alessandro Baricco
Il termine “creatività” si usa spesso come una sorta di sinonimo di originalità o innovatività. In realtà queste caratteristiche definiscono solo una parte del concetto di creatività, che ha una struttura più complessa e articolata. Possiamo definire la creatività come la capacità di produrre idee od oggetti che abbiano tre proprietà:

  • l’essere nuovi, non apparsi in precedenza (originalità e innovatività);
  • la rispondenza a un’esigenza di problem solving;
  • un sufficiente grado di elaborazione formale e di riconoscibilità sociale.

In altre parole, un concetto o un oggetto sono creativi quando: rappresentano una novità, risolvono un problema (anche solo di espressività individuale), possono ottenere un certo riconoscimento sociale. Un’opera d’arte è un tipico esempio di produzione creativa: non è apparsa in precedenza nella stessa forma, soddisfa un bisogno di espressione e comunicazione dell’autore o del committente, può ottenere riconoscimento sociale (essere apprezzata, acquistata, commentata, desiderata, scambiata, e così via). Anche un nuovo prodotto risponde bene alla definizione. Quando è stato lanciato, l’iPad di Apple era un oggetto nuovo, nato per soddisfare nuovi desideri degli utilizzatori di elettronica da consumo, capace di suscitare un successo immediato sia per le soluzioni tecniche adottate che per la bellezza dello strumento. Quando la novità si presenta da sola, senza un chiaro problem solving sottostante, e senza una possibilità di riconoscimento sociale, si hanno produzioni che rientrano nell’ambito della “bizzarria”. Qualcosa di diverso dalla creatività come viene definita scientificamente.

Per esempio, capita in alcuni gravi disturbi mentali che le persone producano delle nuove forme di linguaggio. Un linguaggio solipsistico, incomprensibile da chi non sia il soggetto stesso. L’originalità di queste produzioni linguistiche può essere molto elevata, però mancando la riconoscibilità sociale, ed essendo incerto anche il tipo di problem solving sottostante, non possiamo parlare di produzione creativa. Sono dei comportamenti interessanti, anche affascinanti, ma confinati nell’ambito della bizzarria.

C’è anche chi definisce la creatività come la capacità di inquadrare i problemi e suggerire opportune soluzioni. E chi la considera come la capacità di produrre nuovi concetti od oggetti collegando fra loro altri concetti od oggetti precedentemente privi di relazioni reciproche. Sono tutte interpretazioni legittime, che fanno capire quanto sia sfaccettato il concetto di creatività.

2. La creatività è del genere umano
La ricerca scientifica sulla creatività ci assicura che si tratta di una capacità intrinsecamente umana. Tutti gli esseri umani sono creativi, nel senso che abbiamo detto. Il nostro cervello è stato progettato per essere creativo. Ogni bambino è un repertorio vivente di comportamenti creativi, a dimostrazione di quanto naturale sia per noi interagire creativamente con l’ambiente esterno. Semmai, nel corso degli anni tendiamo a perdere capacità creativa, a ottunderla, per molti aspetti a reprimerla.

Oggi sappiamo anche che alcune categorie di persone, oltre ai bambini, sono più creative di altre. I più creativi in assoluto sono i mancini. Non è un caso che Leonardo Da Vinci fosse mancino. Contrariamente allo stereotipo sociale dominante, le donne sono mediamente più creative degli uomini: hanno un dialogo molto più agevole tra la componente emozionale del cervello e quella razionale.

Inoltre la creatività, definita come sopra, viene anche distinta in creatività ordinaria, che produce un’innovazione di prossimità, ossia piccole modifiche che rendono più innovativo, e preferibilmente migliore, un prodotto o servizio. E creatività straordinaria, che invece è quella che porta alle grandi scoperte, alle invenzioni geniali, ai cambiamenti di paradigma nella scienza, nella tecnica, nella cultura, nella società. I meccanismi di entrambe sono simili, ma la creatività straordinaria merita un approfondimento. Al quale magari dedicheremo un prossimo articolo.

3. E’ utile la creatività?
Ordinaria o straordinaria, si può dire che la creatività è la cosa più utile per la vita dell’umanità. E’ la creatività umana che genera il progresso, l’arte, la cultura. Che ci migliora la vita. Forse, abituati come siamo a ciò che abbiamo a disposizione, non ci rendiamo nemmeno conto di quanto dobbiamo alla creatività. Accendiamo la radio e sentiamo una canzone che ci piace. Per esempio la moderna “Without you” di David Guetta oppure la più classica “Quinta Sinfonia” di Beethoven: non esisterebbero senza la creatività dei rispettivi autori. Andiamo in dispensa e prendiamo della Nutella: non esisterebbe se la creatività di Michele Ferrero non l’avesse inventata (e non esisterebbe neppure la brioche Mulino Bianco da farcire con la Nutella).

Abbiamo sete e beviamo della Coca-Cola: non sarebbe possibile se un farmacista americano, oltre un secolo fa, non fosse stato creativo. Se d’inverno ci viene la febbre e un po’ di bronchite, non ci spaventiamo perché sappiamo che con l’antibiotico ci passerà. Un secolo fa avremmo rischiato di morire. Oggi per fortuna non è più così, e lo dobbiamo alla creatività di un grande scienziato, Alexander Fleming, che con una sola scoperta ha contribuito a salvare un numero incalcolabile di persone. Potremmo andare avanti all’infinito, citando esempi di problemi risolti grazie alla creatività. Di bisogni soddisfatti, di desideri realizzati, perché ci sono state delle persone creative che hanno lavorato per noi. Tutto quello che di bello esiste, tutto quello che di utile è stato introdotto nel corso della storia umana, tutto quello che rende la vita davvero degna di essere vissuta, è frutto di quella straordinaria capacità che chiamiamo creatività. Diciamo che forse oggi, finalmente, ci stiamo rendendo conto di quanto valore, individuale e collettivo, abbia generato la creatività nel corso della storia.

4. Siamo tutti un po’ creativi, ma possiamo esserlo di più
Dal punto di vista pratico, il pensiero creativo si misura lungo quattro dimensioni: la fluidità (capacità di produrre molte idee), la flessibilità (capacità di produrre idee di vario tipo), l’originalità (capacità di produrre idee statisticamente poco frequenti), e l’elaborazione (il livello di dettaglio e di definizione delle idee prodotte). Alcuni hanno, di default, un pensiero molto fluido, flessibile, originale o finemente dettagliato: diciamo che sono soggetti molto creativi. Ma chiunque può esercitare e migliorare la propria creatività, e tutti noi possiamo aumentare il piacere della serendipity, quello stato di grazia in cui le idee ci nascono spontaneamente nella mente. Perché entriamo in sintonia con noi stessi e con il mondo che ci circonda. E questa è la creatività.

“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”. Albert Einstein