Del lavoro di gruppo parlano tutti bene ma nella pratica a volte è difficile che funzioni spontaneamente. Il Teambuilding è una tecnica formativa che ottiene risultati straordinari di miglioramento dei rapporti tra le persone.
Per storia e cultura nelle aziende italiane si fatica a lavorare in gruppo.
Tutti quelli che lavorano in azienda lo sanno: poca fiducia, conflittualità elevata, scarsa assunzione di responsabilità individuale, obiettivi non chiari e quasi mai raggiunti rendono arduo il lavoro di gruppo.
Ma tutti sanno che oggi bisogna lavorare in gruppo e che un gruppo affiatato è una straordinaria risorsa.
Si può imparare a superare le situazioni difficili e rendere un gruppo coeso ed efficiente? Certo, c’è un notevole lavoro da fare, ma è possibile. Un gruppo con problemi interni può, attraverso il giusto percorso formativo, imparare un nuovo modo di comunicare e di gestire i conflitti. Il processo è noto col nome di teambuilding, letteralmente “costruzione della squadra”.
Perché il teambuilding funzioni sono necessarie alcune condizioni:
- che tutti i livelli gerarchici, anche quelli elevati, siano concordi sul programma e sugli obiettivi;
- che il responsabile del gruppo (il leader) partecipi al percorso formativo come ogni altro membro;
- che si prevedano e si attuino almeno due successivi incontri di verifica;
- che il leader del gruppo accetti un percorso individuale di sostegno e guida (coaching) ad integrazione del lavoro;
- che gli incontri formativi siano residenziali e lontano dall’azienda.
La prima condizione prevede che tutti i top-manager siano davvero convinti che il gruppo sia una forza aziendale e lo esprimano esplicitamente col proprio comportamento.
E’ importante capire che le relazioni in un gruppo si sviluppano sia tra le persone che con il leader e i problemi possono risiedere in qualunque punto o snodo. Ecco perché è davvero indispensabile la presenza e la partecipazione del leader.
Durante il corso il formatore sfrutterà pratiche diverse (esperienze analogiche e metaforiche) da quelle solitamente svolte dai partecipanti. Tutte le tecniche avranno aspetti utili per lo scopo di far nascere il processo di collaborazione e di fiducia reciproca. Le attività possono essere le più varie, es. barca a vela, cucina, sport di squadra, etc. Il formatore utilizzerà lo svolgersi delle attività per commentare le situazioni e le dinamiche, per evidenziare le analogie e permettere al gruppo di apprendere dall’esperienza.
Il percorso formativo deve continuare e soprattutto radicarsi nella quotidianità, perciò occorre programmarealmeno due momenti successivi a distanza di un mese in cui il formatore aiuterà il gruppo a superare le eventuali difficoltà emerse e ad apprezzare i risultati ottenuti, che ci sono sempre.
Nella vita di tutti i giorni spetterà al leader proteggere e far crescere il nuovo clima. Il compito non è facile e il coaching ha lo scopo di sostenerlo in questo percorso, aiutandolo ad adottare comportamenti in linea con la nuova amalgama del gruppo.
Il luogo dove vivere l’esperienza formativa ha un ruolo fondamentale: portare il gruppo lontano dal posto di lavoro significa lanciare un messaggio implicito di fiducia e offrire la possibilità concreta di sperimentare in libertà. La residenzialità consente di aumentare la concentrazione sfruttando pienamente il tempo senza distrazioni. Inoltre la vicinanza fisica tra le persone aiuta ad abbattere le barriere di incomprensione e favorisce l’empatia comunicativa. Il gruppo prende coscienza delle sue nuove possibilità e verifica che queste sono legate alla collaborazione e alla fiducia reciproca.
Questa sensazione è entusiasmante. Il gruppo ora è pronto a rientrare in campo con la consapevolezza della propria forza.