Gli eventi per la generazione Y

L’offerta degli eventi dovrà cambiare perché cambia la domanda. E la domanda cambia perché sta cambiando il pubblico. Perciò…

1. Interessarli conviene
E’ la cosiddetta “Generazione Y”, giovani nei 20 e nei primi 30 anni, la marea montante nel mondo del lavoro globalizzato. E man mano che questi giovani avanzeranno nella carriera assumendo posizioni di responsabilità, li troveremo sempre più spesso a congressi, incentive, convention.
Diventa quindi essenziale organizzare eventi aziendali o formativi che risultino attraenti e motivanti agli occhi della Generazione Y, perché in un futuro assai prossimo costoro saranno la maggioranza dei partecipanti, mentre i Baby Boomers (oggi tra i 45 e i 65 anni) progressivamente lasceranno il mondo del lavoro.
Per questo dobbiamo capire a fondo ciò che la “Generazione Y” si aspetta dai meeting, cosa la motiva a partecipare a un evento e cosa la respinge.

2. Interventi più brevi
Intanto abbiamo capito una cosa: che i gusti della Generazione Y sugli interventi dei relatori sono molto diversi da quelli dei Baby Boomers, per lo meno come sono stati fino ad oggi.
Prima di tutto (ed è la differenza più vistosa) questi giovani vogliono interventi più brevi.
I 45 minuti della media sono troppi, ce lo dicono esplicitamente. Non riescono a restare concentrati sulle parole del relatore per tutto quel tempo.
Molti ricercatori sostengono che ciò è dovuto al fatto che questa generazione è cresciuta con internet e i loro ricordi del mondo pre-internet sono molto vaghi e remoti. Alcuni neurologi ipotizzano perfino che l’uso frequente del computer e di internet possa modificare le connessioni cerebrali accorciando la durata dei tempi di attenzione, specialmente nelle giovani generazioni. Qualunque sia la causa, i giovani della Generazione Y ci dicono che preferiscono interventi più brevi: non oltre 20 minuti sarebbe l’ideale.

3. Più interazione
Inoltre, vogliono avere maggiore interazione con gli speaker, invece di starsene lì ad ascoltare passivamente la loro presentazione.
I delegati più giovani vogliono avere più opportunità di fare domande e ottenere risposte dai relatori, e in particolare piace poter inviare domande per via informatica, con Twitter, ad esempio. Alcuni organizzatori più innovativi hanno introdotto l’idea dello “speaker corner“, cioè i relatori si rendono disponibili durante il coffee break o il lunch per rispondere singolarmente alle domande. La Generazione Y apprezza molto questo genere di interazione uno-a-uno.
E apprezza anche molto la possibilità, nel corso del meeting, di interagire tra partecipanti, infatti in molti eventi di concezione più moderna sono previste diverse situazioni per lavorare insieme in tavole rotonde,discutendo ciò che ha detto il relatore, preparando domande da fargli, o addirittura formulando suggerimenti su ciò che vorrebbero si affrontasse in seguito.
Un bravo relatore professionale dovrebbe essere in grado di fronteggiare questa riduzione del suo controllo in favore del pubblico. Uno debole invece non ci riuscirà, e preferirà la sicurezza di una lunga presentazione in power point, magari soporifera, ma al riparo da situazioni impreviste.

4. Imparare e divertirsi
La Generazione Y ha anche diverse aspettative sullo stile di presentazione.
Gradisce molto il l’edutainment (o infotainment), che consiste in una forma di esposizione varia, accessibile, coinvolgente, che un po’ diverta e aiuti a mantenere l’attenzione fino alla fine.
Oggi più che mai i relatori devono essere un po’ attori, o performer. I giovani “Y” si aspettano che ogni situazione della loro vita diventi “spettacolo“, e una conferenza non fa eccezione.
Sono molto meno tolleranti dei loro fratelli maggiori verso speaker noiosi, monotoni o poco preparati.
Sì, a una presentazione, ma vogliono divertirsi e appassionarsi, e anche imparare qualcosa di utile per la loro carriera, qualcosa che li aiuti a progredire e migliorare nella professione. Questa è una generazione ambiziosa, pragmatica e concreta: giudicherà un evento e i suoi oratori per il valore aggiunto che riusciranno a dare ai loro progetti di carriera.

Speaker

5. Più tecnologia
Infine, i giovani della Generazione Y vogliono veder usare la tecnologia da parte dei relatori – ma usare davvero.
Questa è una generazione cresciuta con internet ed è molto informata su come la tecnologia possa migliorare le presentazioni. Non sopportano più le slides di power point, piatte, noiose e arci-complicate. Gradiscono molto l’uso di immagini nelle presentazioni, non a caso il marketing li ha bombardati fin dalla nascita con immagini potenti, divertenti, stupefacenti. Capiscono i marchi, le icone e i simboli almeno quanto le parole scritte.
E così i relatori faranno bene a ricordare la regola che “un’immagine comunica più di mille parole” e dovranno usare più immagini, ma non le solite, noiosissime, banalissime, straviste, ma immagini divertenti, provocatorie, perfino scioccanti.
E tecnologia nella presentazione significa molto di più che il semplice power point, per ben fatto che sia.
Il desiderio di interazione con i relatori rende quelli della Generazione Y degli utilizzatori spontanei di tutte le macchinette per coinvolgere gli spettatori e interrogarli: ad esempio, fateli votare sull’argomento in discussione, chiedete il loro parere. Reagiranno bene e senza difficoltà all’uso di queste tecnologie.

Votare

6. Perciò…
Il futuro dei relatori nei meeting sta diventando una vera sfida: speaker noiosi, timidi, poco preparati, non faranno più nessuna presa su questo esercito di nuovi delegati, in continua crescita.
Dovremo essere sempre più attenti alla qualità e al ruolo degli interventi nei meeting, perché relatori sbagliati e presentazioni sbagliate faranno sì che i nostri veri clienti, cioè i partecipanti, saranno sempre meno attratti dai nostri eventi. E viceversa, per fortuna.