L’evento è green, ma l’allestimento?

Allestimenti green

La produzione di allestimenti temporanei per fiere ed eventi è spesso piuttosto disinvolta in termini di ecosostenibilità. Ma la cultura green si sta muovendo.

1. Vogliamo essere un po’ più ecosostenibili?
Si sente parlare sempre più spesso di eventi green ed ecosostenibili, segno confortante di una attenzione generale in crescita verso questo tema, così ricco di implicazioni anche di marketing.
E con il crescere della sensibilità crescono ovunque anche gli standard di ecosostenibilità: in molti settori come l’edilizia o l’industrial design si trovano norme e si studiano soluzioni perché le case consumino meno energia e gli oggetti si possano produrre con una minore pressione ambientale.
Nel mondo degli eventi invece ci limitiamo, nella pratica, ad usare piatti e bicchieri riciclabili, a mangiare tartine biologiche e poco di più.

In realtà il punto dolente per la sostenibilità degli eventi sono gli allestimenti temporanei (scenografie, stand, punti ristoro, installazioni pubblicitarie, ecc) che impegnano una grande quantità di materiali e di processi e raramente risultano realmente ecosostenibili a un’analisi appena un po’ approfondita.
Nel migliore dei casi le aziende più volonterose utilizzano materiali e arredi certificati, cercando di districarsi nella selva delle certificazioni ecologiche. E ottengono, al massimo, una fornitura di materiali e arredi variamente marchiati, ma non ancora – probabilmente – un allestimento davvero sostenibile.

Come mai? In primo luogo perché le certificazioni (che oggi in questo campo sono ancora volontarie e non codificate dalla legge) garantiscono il singolo oggetto o il materiale per le sue caratteristiche e per i metodi di produzione, ma non considerano, ovviamente, il successivo utilizzo. In secondo luogo, ed è il nodo della questione, per la complessità della valutazione di ecosostenibilità del prodotto-allestimento. Si parla infatti di controllo dell’eco sostenibilità dell’intero processo che va dalla produzione all’ uso e alla dismissione dell’allestimento. L’analisi tiene conto di un’infinità di fattori.

Allestimento

2. Come valutare l’allestimento green?
Un esempio aiuta a capire meglio.
Supponiamo di aver progettato un allestimento con 20 pannelli in legno, 300 sedie, 10 schermi al plasma. I pannelli sono marchiati PEFC, cioè fatti con legno da foreste eco gestite. Le sedie sono certificate Eco LABEL: significa che sono esenti da sostanze contenenti piombo, e almeno il 15% del rivestimento è di materiale riciclato. I plasma hanno etichetta di classe energetica A++.
Ovvio che i materiali certificati sono alla base di una progettazione sostenibile, ma restano aperte almeno altre 3 questioni fondamentali per dichiarare sostenibile l’intero allestimento:
a) L‘utilizzo dei materiali, la dismissione e lo smaltimento (che fine faranno i pannelli PEFC? saranno utilizzati ancora? o dovranno essere smaltiti, e in che quantità?).
b) Il consumo di energia per la costruzione (tagliare, incollare, pitturare i miei pannelli. E l’attrezzatura era efficiente?), per il montaggio-smontaggio e per l’ utilizzo (i televisori sono stati accesi solo per il tempo strettamente necessario?).
c) Infine la quantità di emissioni prodotte dalla logistica e dai trasporti (ho noleggiato sedie certificate, ma le ho fatte viaggiare per 200 km con un mezzo pesante…).
Come si vede i fattori in campo sono molti e difficilmente valutabili in contemporanea.

interno

3. Il metodo della Toscana
La normativa ufficiale è carente in questa materia, ma alcune istituzioni si stanno muovendo volontariamente sia chiedendo standard di ecosostenibilità più elevati che offrendo metodi e protocolli per ottenerli.
Così ha fatto la Regione Toscana che ha sviluppato, con il Corso di Laurea Magistrale in Design dell’Università di Firenze, un metodo che viene in aiuto al committente, al progettista e al realizzatore dell’allestimento temporaneo.

Il metodo si compone di strumenti di controllo del peso ambientale e di criteri da seguire già in fase di progettazione. Utilizza una catalogazione ragionata dei materiali e dei componenti certificati disponibili sul mercato, e un capitolato che definisce e controlla le prestazioni tecniche ed ambientali per ogni singolo elemento dell’opera. In sostanza si possono stabilire a priori gli obiettivi ambientali da perseguire, e misurare, già durante la progettazione, le quantità di energia e di materiali che l’allestimento consumerà e le emissioni che produrrà durante tutte le fasi della vita, ossia realizzazione (inclusi montaggio e smontaggio), utilizzo e dismissione (eventuale riuso, e modalità di smaltimento).

Green Layout

4. Come si utilizza
Applichiamo il metodo al nostro esempio
a) Si verifica la scelta di materiali certificati sulla base delle necessità del progetto.
b) Si verifica se i vari elementi, ad esempio i pannelli di diverse altezze e dimensioni, rispettano regole e best practice per la riduzione del consumo di materiale: spessori ridotti, sistemi di aggancio reversibili, preferenza per processi produttivi che minimizzano sfridi e scarti.
c) Si pianifica, insieme alla progettazione dei manufatti, il riutilizzo o lo smaltimento degli scarti. Gli schermi al plasma vengono collegati a dispositivi di spegnimento automatico in assenza di persone, per le sedute si sceglie il noleggiatore più vicino.

L’insieme delle scelte progettuali e delle azioni produttive viene così controllato passo passo durante il processo.
Il metodo definisce tre eco-classi (A-B-C), ciascuna delle quali corrisponde a un livello di consumi energetici, di emissioni e di consumo-riutilizzo-smaltimento dei materiali.
Questo metodo, al quale ho collaborato e che abbiamo chiamato Green Layout, è una guida facile e pratica, e offre risultati oggettivi misurabili in kWh, CO2 e quantità di materiali. Le aziende che lo utilizzeranno potranno dimostrare l’efficacia dei loro comportamenti green e rendere così più convincente la loro comunicazione di marketing e in qualche caso ridurre i costi.