Eventi Green: buoni per l’ambiente e ancora di più per il Marketing

Eventi Green

L’impostazione “green” di un evento diventa una leva di marketing. Ciò non significa per forza ambientalismo di facciata, anzi… è una dimostrazione convincente di quello che si può fare. Da dove si comincia?

1. Green, in che senso?
Le diverse attività correlate a un evento (segreteria organizzativa, allestimento, svolgimento, trasporti, smontaggio, attività post-evento, ecc.) provocano impatti ambientali con la produzione di rifiuti, il consumo di energia e acqua, le emissioni atmosferiche, ecc. A livello mondiale gli impatti generati dalla meeting industry sono certamente significativi, ma la pressione generata da “piccole” iniziative come conferenze, seminari, inaugurazioni, convention, ecc. non è neppure paragonabile con quella dei grandi eventi (concerti, fiere, grandi manifestazioni sportive, ecc).
Per la maggior parte degli eventi aziendali la scelta del green, che modifica prassi organizzative consolidate e sovverte alcune regole, si giustifica molto di più in termini di marketing che per puro ambientalismo.

Alberi

Risparmiare qualche risma di carta, consumare un po’ meno energia o scegliere alimenti biologici per il buffet in un piccolo evento sono solo minuscoli contributi al miglioramento ambientale dei nostri territori e del pianeta, ma queste scelte possono essere molto efficaci e incisive sul marketing interno ed esterno dell’azienda, perché, se comunicate bene, creano consenso e apprezzamento da parte di partecipanti e stakeholders, rafforzando la brand equity del promotore e arricchendo la sua identity. E per la causa green diventano una testimonianza.
La volontà esplicita dell’azienda di minimizzare gli impatti ambientali influisce sui contenuti di comunicazione dell’evento, e associa l’immagine del promotore al rispetto dell’ambiente e alla naturalità, che sono valori condivisi dai più.

Tuttavia bisogna evidenziare che imboccando la strada del green si fa una scelta di campo. Se resta episodica produce ben poco, se per di più viene contraddetta dai fatti può diventare un ridicolo autogol.

2. Niente scorciatoie
Se si desidera avere un beneficio di marketing da un “evento sostenibile” è opportuno attuare procedure e scelte che riducano concretamente, visibilmente e credibilmente gli impatti ambientali dell’evento, e che queste riduzioni si possano verificare sul posto e che siano ragionevolmente consistenti.
Può essere invece controproducente promuovere un evento come green limitandosi a garantire la compensazione degli impatti ambientali, senza attuare nessuna azione in loco. La compensazione consiste nella riduzione della produzione di CO2 attraverso il sostegno economico alla riforestazione, che spesso avviene in territori molto lontani. L’ormai diffusa consapevolezza e sensibilità ambientale di molti partecipanti e stakeholders attende invece una testimonianza concreta e coerente, e non solo un obolo alla causa.
In pratica non può essere considerato sostenibile un evento che non limiti gli impatti ambientali ma li giustifichi con la compensazione.

Coerenza e trasparenza sono dunque concetti centrali per un evento sostenibile, il green è infatti fortemente correlato con l’etica. Tutte le scelte, a cominciare da quelle più evidenti e verificabili dai partecipanti, devono essere coerenti, ed è necessario comunicarle non tanto per dire “come siamo stati bravi” (che emergerà ugualmente), ma per suggerire e facilitare scelte ecologiche nei contesti lavorativi e nella vita di tutti i giorni. Il messaggio più incoraggiante è: “rispettare l’ambiente non è difficile! L’ho fatto io, puoi farlo anche tu! Ecco come!”.

FSC (Forest Stewardship Council)

3. I primi passi nel green

Se volete organizzare un evento sostenibile, il primo passo, semplice ed efficace, consiste nel de-materializzare la maggior parte di materiali informativo/promozionali (inviti, locandine, programmi, poster, ecc.), utilizzando il più possibile soluzioni telematiche. Questa scelta genera significative economie che però devono essere spiegate a chi è abituato alla carta, sottolineando quanti “alberi” si stanno salvando e/o quanta CO2 si evita. Quando è assolutamente necessaria la stampa si dovrebbe adottare una politica di fornitura “green”, utilizzando carta certificata FSC (Forest Stewardship Council) o PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification scheme) e stampando presso tipografie abilitate, che sono ormai tantissime in tutta Italia. Entrambe le certificazioni garantiscono che le foreste da cui proviene la cellulosa sono gestite in modo sostenibile (niente pesticidi, diserbanti, ecc) e per ogni taglio viene fatta una riforestazione che assorba almeno la stessa quantità di CO2.

Affinché la vostra scelta possa essere compresa e apprezzata da tutti i fruitori non basterà limitarsi ad apporre i marchi di certificazione sui prodotti, ma vi consiglio di aggiungere sempre una frase che faccia comprendere il significato del marchio e il contributo all’ambiente che ne deriva. Ad esempio: “per salvare  xxmila alberi abbiamo scelto carta e stampa certificata (+ logo)”, oppure (se  si utilizza carta riciclata 100% e certificata): “nessun albero è stato abbattuto per questo invito”.

Non preoccupatevi dei costi, la crescente diffusione di queste carte le rende concorrenziali con quelle tradizionali “non ecologiche”. Un aiuto: produttori e distributori di carte ecologiche e tipografie certificate FSC e/o PEFC, si possono trovare sul nostro portale internet AcquistiVerdi.it, catalogo italiano di prodotti ecologici patrocinato dal Ministero dell’Ambiente.

4. I passi successivi
Si può (e si dovrebbe) andare avanti: una strategia di green marketing per un evento (aziendale o no) può arricchirsi di molte altre azioni al di là della comunicazione. Può coinvolgere la scelta della location, gli allestimenti, l’organizzazione della mobilità, la riduzione e la gestione dei rifiuti, il catering, i gadget e altro ancora.

Ne parlerò in altri articoli, ma sono già a disposizione di chi ha bisogno di consigli o informazioni.