E dopo il teambuilding?

Teambuilding - il post

Il Teambuilding delle imprese mirabolanti, delle avventure coinvolgenti e divertenti ha sempre successo. Siccome funziona, apre il quesito del dopo: che si fa? Parla uno specialista…

1. L’invenzione del secolo
Il Team Building è stato “l’invenzione del secolo” nella gestione delle risorse umane, introducendo il principio che “fare insieme” qualcosa di piacevole e stimolante crea rapporti caldi e più solidi all’interno di un gruppo di lavoro. Una qualità di relazione che non nascerebbe mai nelle sale riunioni.
Si parla perciò di “formazione esperienziale”, un metodo che si è dimostrato molto potente nel favorire la comunicazione, migliorare la collaborazione, stimolare la creatività, uscire dai propri egoismi e motivare i singoli al raggiungimento di un obiettivo comune. Noi operatori del settore ne abbiamo inventato di tutti colori, dai corsi di sopravvivenza al canto gregoriano, dalla piroga polinesiana al ballo liscio, dal fotosafari ai corsi di cucina… e il bello è che, in mano a bravi professionisti, tutte queste attività funzionano e si riesce quasi sempre a far nascere quel famoso “spirito di squadra” senza il quale una moderna organizzazione si arena miseramente.

Dopo il teambuilding

2. Facciamo un passo avanti
Il Team Building funziona a tal punto che sempre più spesso, al termine di un’esperienza ben riuscita, ci viene chiesto: e adesso? Dopo che un team ha iniziato a intraprendere un lavoro di “costruzione della squadra”, cosa può fare per andare avanti? Cosa si può fare per sviluppare naturalmente le abilità di ognuno, e di conseguenza far crescere il team, le sue performance e il suo successo?
Più l’esperienza di Team Building riesce bene e più queste domande arrivano puntuali: io credo che noi professionisti abbiamo il dovere e l’opportunità di  guardarci dentro e di cercare le possibili risposte.
Dal coagulare al far crescere, questo mi sembra il nuovo orizzonte del Team Building. Lo chiameremo Team Growing.

Per quanto ci riguarda ci sentiamo spinti ad allenare una sorta di “pollice verde” nel far crescere i gruppi di lavoro, come fa un bravo giardiniere con le sue piante. E non basta: dovremo imparare a trasferire mentalità e tecniche di “pollice verde” ai team leader, assisterli e incoraggiarli, aiutarli a mettersi in gioco, a calibrare cambiamenti e a farli accettare. Cambiare mestiere? No, semplicemente progredire. Più facile a dire che a fare.

Post teambuilding

3. Team Growing, cioè dare un senso al team
Dalle nostre esperienze una cosa abbiamo capito: che puoi far crescere lo spirito di squadra finché vuoi, puoi ottenere un gruppo di amici simpaticamente affiatato, ma se le singole persone e il gruppo stesso non sono motivati in quello che fanno, tutto si ferma lì e ti trovi con un bel potenziale che non riesce a diventare azione efficace.
Abbiamo quindi cominciato a lavorare anche sulla motivazione, sulle tecniche per costruirla da sé e per condividerla all’interno del gruppo, su come mantenerla nel tempo e rinforzarla, con l’obiettivo di creare proattività, self confidence e tensione verso il cambiamento anche in chi è più sfiduciato o sulla difensiva. In una parola: demotivato. E… volete sapere? Funziona! Incrociando attività di Team Building e tecniche di motivazione si ottengono risultati veramente incoraggianti (come si dice: per i miracoli ci stiamo attrezzando) e ovviamente soddisfazione dei clienti.

Attività dopo il teambuilding

4. Il percorso della motivazione 
Abbiamo messo a punto un percorso in quattro tappe e due controlli (come nei rally) e cerchiamo di trasferirlo e farlo accettare ai singoli e al gruppo. Attenzione: ai singoli E al gruppo. Cioè il gruppo deve impegnarsi in un processo di crescita del tutto uguale a quello dei singoli. In sintesi, ecco le quattro tappe:
– Fai il punto: dove sei ora?
Guardati allo specchio: nessun inganno, non essere troppo buono o troppo crudele con te stesso. Esplora le opportunità di miglioramento, i tuoi punti forti e quelli deboli, parti dalle tue certezze per guardare in faccia le incertezze. Vai a cercare feedback da altri. Metti tutto per iscritto. Usa un diario di apprendimento, annota le tue capacità esistenti, conoscenze, relazioni, contributi…
– Come vedi il tuo futuro?
Pensa al futuro che vuoi creare per te e che cosa esigerà in termini di tua crescita personale. Utilizza tecniche di visualizzazione per rendere il quadro più nitido e reale possibile. Ancora una volta scrivi tutto nel diario, e quando hai il quadro e un obiettivo generale, trasformalo in una serie di obiettivi di passaggio.
– Cosa ti serve imparare o cambiare per passare da 1 a 2?
Questo passaggio è il tuo piano di sviluppo personale d’azione e di solito richiede un elenco di quello che dovresti imparare e cambiare. Per ogni punto individua in che modo lo farai.
-Controlla i tuoi progressi e rallegratene.
Torna al punto 1 in modo che questo diventi un ciclo continuo. Mantieni i tuoi obiettivi personali chiari in mente. Guarda come li hai raggiunti i e quanto hai colmato il divario tra 1 e 2.
Prenditi il tempo per riflettere su due aspetti chiave. Controlla:
Il contenuto – Che cosa hai ottenuto? Che ritorno hai avuto sul tuo investimento nel piano di sviluppo individuale?
Il processo – Come hai fatto? Se dovessi fare tutto di nuovo, cosa faresti diversamente / meglio?

5. Ciascuno e tutt’uno
Come ho detto, il percorso vale per i singoli e per il gruppo. Affrontare questo “viaggio” insieme rassicura e sospinge. Non lasciare indietro nessuno. Il più grande insegnamento del “fare squadra” è che si cresce tutti insieme o va tutto in malora. Ma insieme si cresce.
Nel mio lavoro ho notato che la maggior parte di quelli che realizzano una crescita personale sono quelli che crescono di più con gli altri. Crescere con gli altri è un’arte che solo chi è maturo e consapevole di sé riesce a praticare: capisce di non essere migliore degli altri, ma solo di avere abilità e competenze diverse, e capisce di aver bisogno di chi lavora insieme a lui. Le persone lavorano bene insieme quando si rendono conto che il destino di un team sta nella condivisione. L’obiettivo finale è quello di cambiare la mentalità atomizzata del gruppo.

Attività dopo il teambuilding

6. Non si può tirar via…
Il cammino è accidentato e le aspettative vanno oltre il ludico: servono guide competenti e disponibili a prendere i ritmi che il gruppo richiede. Diventano indispensabili:
sessioni in team per guardarsi allo specchio
esperienze di team building dedicando più tempo a un lavoro personale e mettendosi ancora di più in gioco
– azioni di coaching
– incontri di feedback e valutazioni
Il mio lavoro è ancora oggi creare e condurre team building, ma mi sto rendendo conto che il modello classico di “costruire” la squadra è diventato stretto. Oggi dobbiamo offrire un’esperienza più personale e coinvolgente che avvii un cammino di crescita. E’ ciò che i gruppi si aspettano da noi.