Parole chiave per capire di più la Cina

Parole chiave per capire di più la Cina

Concetti fondamentali per un buon meeting italo-cinese.

Su molti temi noi e i cinesi siamo davvero distanti. Ecco alcune semplici informazioni per fare la cosa giusta e capire perchè è giusta. Ci guadagnerà la relazione.

1. Un viaggio di mille “li  (il miglio cinese, convertito in 500 metri)

Tutti sanno che la cultura cinese è molto complessa e forse impossibile da capire completamente per un occidentale. Tuttavia si può provare a orientarsi con qualche indicazione di base.
“Un viaggio di 1000 li comincia con un primo passo”, diceva il saggio Laozi più di 2500 anni fa.

Ecco alcune parole chiave per incominciare a capire (ed apprezzare) la vostra controparte cinese. Appunto, un primo passo.

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2. Patriottismo   Xìn 

Non sentirete mai un cinese parlare male del suo Paese e del governo, e non gradisce nemmeno sentirlo fare da altri sui rispettivi paesi.
Tutto il contrario di come ci comportiamo noi occidentali, e noi italiani in particolare. E questo non tanto per il timore “che anche i muri abbiano orecchie”, ma perché il valore di fedeltà e di lealtà verso il proprio paese è radicato e sincero e viene da molto lontano, essendo una delle “Cinque Virtù costanti” (fedeltà, benevolenza, rettitudine, ordine, saggezza) introdotte addirittura da Confucio nel IV sec. a.C.

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Questi valori impregnano la cultura e l’etica del cinese a livello molto profondo, al contrario dell’europeo medio che è cresciuto secondo i principi di individualità, democrazia, eguaglianza, libertà di pensiero e parola, autodeterminazione dei popoli e delle etnie.

Attenzione quindi a come ci poniamo con la controparte cinese, quando si va a toccare il tema “patria”. Il nostro interlocutore non amerà affatto sentirvi criticare o sbeffeggiare i vostri connazionali, tanto più se si tratta dei vostri governanti; una simile situazione potrebbe metterlo in profondo imbarazzo anche perché, non potendo fare lo stesso, dovrebbe lasciar morire la conversazione.
Per lo stesso motivo è importante evitare di parlare di argomenti sensibili, come: Dalai Lama, Tibet libero, stragi di Piazza Tian’anmen, solo per citare qualche esempio. Dobbiamo avere la sensibilità di riconoscere da quale faccia della medaglia si guarda la storia, specialmente se si tratta di storia recente.

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3. Cina   Zhōngguó   中国

Un Cinese è un Cinese, non genericamente un Asiatico. Non cercate di fare i piacioni buttando là qualche parola a caso in una lingua asiatica. Se dite arigatò a un cinese (vuol dire grazie, ma in giapponese) è probabile che si senta preso in giro. Non solo perché fareste la tragica figura di pensare che “tutti i gialli sono uguali”, ma soprattutto perché dimostrereste di non riconoscere la supremazia culturale della Cinain Asia (e nel mondo, secondo i cinesi).

La Cina era già un impero civilissimo quando i suoi confinanti erano ancora barbari. La parola Zhōngguó, che significa Cina, è formata da due caratteri: Il primo carattere 中 significa “centro”, mentre il secondo 国 sta per “regno”; il significato d’insieme è appunto “Regno del Centro” (e non “Impero di Mezzo”, come si dice di solito).

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Nei secoli il termine ha proprio indicato la centralità della Cina, sia a livello territoriale che a livello culturale. L’Impero non ha mai avuto contatti prolungati con altri paesi su un piano di parità, semplicemente perché non si trovò mai di fronte a società di paragonabile grandezza culturale. E il fatto che l’Impero cinese dovesse avere una posizione di assoluto predominio era considerato come una legge di natura, un mandato divino.

E’ quindi molto importante sapere che un cinese ha un’elevata considerazione della lunga storia e della civiltà che sta alle spalle del suo paese, tanto più oggi, in un momento di impressionante espansione economica. Tuttavia il cinese non ama essere stereotipato come “colui che mangiava riso bianco e ora viaggia in Ferrari”, quindi evitate di dare l’impressione che lo considerate una persona proveniente da un paese sottosviluppato, miracolato di recente.

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4. Gerarchie   Tì 

Il popolo cinese è fortemente gerarchizzato. Ne ho già parlato in un altro articolo, ma il tema è così importante che va ripreso.
Commettere errori nel trattamento delle gerarchie può generare problemi seri, non solo per l’offesa recata all’orgoglio della persona di grado più alto, ma soprattutto per la situazione imbarazzante e umiliante che gli create nei confronti dei suoi collaboratori di grado inferiore.

Come comportarsi dunque con un gruppo cinese, considerando l’importanza delle gerarchie?
Prima di tutto è fondamentale identificare, meglio se in anticipo, il delegato più importante e i suoi sottoposti per i diversi gradi di importanza. La piramide andrà quindi servita per ordine gerarchico. Per servizio mi riferisco a pratiche anche banali: servire una tazza di thè o una portata, offrire il check-in della prima stanza disponibile (attenzione: il capo dovrà sempre alloggiare in una stanza più confortevole), riservare i posti nella platea di un meeting, offrire un regalo, possibilmente con una visibile differenza di costo proporzionale ai gradi della gerarchia.

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Il concetto di (letteralmente: il dovere del più giovane) fu introdotto da Confucio come una delle regole di condotta del buon cinese nella società, con la funzione essenziale di mantenimento dell’ordine costituito a partire dal più piccolo nucleo sociale, la famiglia.
In altri ambienti sociali la gerarchia si basa non solo sull’anzianità, ma sul grado educativo e culturaleraggiunto. Lo studio, il talento e le attitudini possono migliorare il posto nella scala sociale, specialmente oggi con la diffusione dell’istruzione superiore. All’interno di una delegazione cinese non sarà raro trovare un capo-delegazione poco più che trentenne e rispettosissimi sottoposti ultra cinquantenni.
Infine, attenzione: è importante sapere che un cinese guarderà anche i nostri gruppi con occhi abituati ai gradi gerarchici. Per lui ci sarà sempre tra noi una persona che merita più attenzioni degli altri!

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5. Superstizioni   Mí Xìn  迷信

Le pratiche e i rimedi per allontanare gli spiriti maligni sono ancora oggi molto comuni in Cina, al punto da risultare ridicole e fobiche se guardate con gli occhi di un europeo. Ma sarebbe un grossolano errore non tenerne conto.

Una delle superstizioni cinesi più note e per la quale bisogna sempre avere un occhio attento è quella legata ai numeri. Sapete perché il numero 4 è considerato il numero più sfortunato? Perché è omofono e si pronuncia come la parola “morte” (). In molti palazzi cinesi non esistono i piani quarto, quattordicesimo, ventiquattresimo, etc. I voli delle compagnie aeree cinesi spesso non hanno la fila numero 4. Le SIM card per cellulari che contengono i numeri 4 costano meno perché nessuno le vuole. Così l’immatricolazione di un’auto è meno costosa se la targa contiene il numero 4.

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Se prepariamo un regalo o un souvenir per il nostro ospite, meglio che non ci sia un rimando al numero 4. E non assegnate stanze d’albergo che contengano il numero 4 o al quarto piano!

Esistono invece numeri positivi, come l’8 assonante con la parola “ricchezza”, il 6, simile alla parola “prosperità” e il 9 omofono della parola “eternità”. Sarà molto apprezzata una stanza con i numeri positivi. Infine se siete albergatori e il vostro cliente vi chiede di cambiare stanza perché ritiene che nella sua ci siano energie negative, cercate di accontentarlo. Per lui è una questione davvero seria!

Nel prossimo articolo altre parole-chiave. Sarà il secondo passo nel viaggio di mille li.